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le differenze psicologiche nella cura di anoressia e bulimia

Quando si parla di disturbi alimentari spesso si pensa che il quadro psicologico sia pressoché lo stesso.

In realtà l’unica cosa che accomuna le due problematiche è la costellazione di fattori scatenanti e precipitanti, nonché la Dismorfofobia, cioè il disturbo dell’immagine corporea.in questa breve revisione porterò alla luce alcuni fattori caratteristici che però non devono escludere le eccezioni, in quanto l’umanità è davvero varia e non abbiamo la fortuna di essere tutti diversi.

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Anoressia e bulimia e gli aspetti in comune: fattori scatenanti e precipitanti

Innanzitutto quasi tutte le narrazioni su questi due disturbi alimentari partono da un normo peso, talvolta leggero sovrappeso in infanzia.

Spesso l’avvento delle mestruazioni viene vissuto con forte disagio per motivazioni diverse:

A volte il menarca è troppo precoce, a volte troppo tardivo. Inoltre l’accoglienza di questo evento in famiglia può essere distaccata o troppo emotiva.

Altro elemento scatenante il disturbo alimentare è la sequela dei feedback negativi sia esterni, da parte dei pari ma anche da parte dei famigliari, sia interni. Per feedback negativi interni intendo la revisione della realtà e del proprio corpo con un filtro già negativo che tende ad autoconfermarsi: ad esempio andare in un negozio e provare un paio di pantaloni che risultano stretti. in questo caso anziché prendere in considerazione che la casa madre faccia parte di quel tipo che per risparmiare sui tessuti minimizza le taglie, conferma la propria idea di inadeguatezza e rinforza la visione allargata del proprio corpo.

Anoressia e bulimia e gli aspetti in comune: Dismorfofobia 

Per anni si è ritenuta la Dismorfofobia, cioè il disturbo dell’immagine corporea, agire differentemente nell’anoressia rispetto alla bulimia, si riteneva infatti che in quest’ultima, l’immagine corporea fosse dilatata solo in alcune parti, mentre nel primo caso risultasse tutta gonfiata. Per esperienza diretta posso affermare di non aver riscontrato chissà quale differenza. L’immagine allo specchio in entrambi i casi e la peggior nemica che si possa avere. Essa peggiora improvvisamente, apparentemente senza un perché,  in verità parallelamente all’autostima.

Ed ora veniamo alle tante differenze.

Anoressia e bulimia, gli aspetti non in comune:

Quando penso alle mie pazienti, ricordo il loro mondo interno, fatto di sensi di colpa e conflittualità, per prima cosa su se stesse, che però si distingue nettamente.

 L’approccio al controllo.

Col controllo in terapia sui disturbi alimentari si ha sempre a che fare, ma con una sostanziale differenza:

Nell’anoressia la persona sembra aver trovato la propria personale soluzione per tenere fermo tutto ciò che in verità si svincola dalle dita come sabbia. Faccio questa metafora perché è questo che mi fa pensare il racconto composto di chi soffre di anoressia. Apparentemente tutto bene, le emozioni si estendono con una forbice minima, sufficiente a non essere mai né troppo agitata, né troppo eccitata. Questa è la condizione ideale per sostenere tutte le richieste dal mondo esterno, anche tre interrogazioni al giorno (che tra parentesi sta diventando il must in qualsiasi liceo scientifico d’Italia)! Ma basta un soffio per sconvolgere il castello di carta. “Insomma, a meno che non mi si parli di riprendere peso io ho raggiunto il nirvana e tu mia caro psico stai ben attenta a non stuzzicare il can che dorme!” La fragilità è dietro l’angolo così come il rifiuto di collaborare in un progetto terapeutico, ecco perché è fondamentale costruire una alleanza a massima flessibilità sugli obiettivi. Perché la persona deve sentire di avere la maggior parte del controllo del percorso psicologico e nutrizionale.

La perdita di controllo

Mentre dall’altra parte, in un altra stanza, si accascia su se stessa dopo essersi battuta i pugni sul petto un ennesima volta, chi soffre di bulimia, intrappolata nel suo corpo che è al col tempo vittima e carnefice. Non ha vinto la lotteria con questo sintomo, tutt’altro. È caduta e ricaduta senza mai imparare dov’è la buca, più ammaccata che mai. Non solo, della sua unica soluzione, che è al col tempo causa dei suoi mali, si vergogna terribilmente. Se potesse lascerebbe tutto a te terapeuta se solo avessi la bacchetta magica e le facessi sparire il vomito e i chili di troppo! Ma la bacchetta magica non c’è. C’è solo il tempo è tanto lavoro, fatto ancora di cadute, che però un pò alla volta insegnano a non cadere più.

Alta prestazione

Chi soffre di anoressia ha imparato ad estendere il concetto di perfezionismo ad ogni cosa che lo circonda e che gli appartiene. Questa modalità da una parte consente di rassicurare la persona che niente mai andrà storto perché tutto va bene, dall’altro scatena livelli di tensione altissimi perché spesso nessun voto se non l’eccellenza è accettata. Per tanto tutto viene a girare fra i numeri alti delle votazioni e quelli bassi del peso a discapito di tutte quelle dinamiche tipiche dell’età di esplorazione ambientale ed avvicinamento con i pari. Non c’è spinta verso l’uscita in discoteca nè interesse verso il proprio e o l’altro sesso.

Alto tasso di creatività

Chi soffre di Bulimia invece, spesso è dotato di una grande capacità immaginativa, che lo porta a produrre varie forme artistiche in maniera non metodica, anche se è presente anche in questo caso il perfezionismo. Esso interviene per lo più distruggendo la valutazione dell’operato. A causa di questo meccanismo è molto difficile che la produzione sia continuativa, anche se di certo è curativa per la persona.

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famiglia iper unita

salvator Minuchin molti anni fa descrisse la famiglia anoressica, come caratterizzata da una madre simbiotica ed un padre assente fisicamente o mentalmente. Oggi, quando si tratta di disturbo anoressico puro, è più facile riscontrare in famiglia una sorta di collante che lega tutti e che evita il conflitto. Prima dell’evento della malattia succede davvero poco in queste famiglie, e spesso non si rilevano eventi traumatici se non prima della nascita dei figli.

Questo può capitare perché i genitori provengono ad esempio da una famiglia altamente conflittuale e quindi hanno evitato questo tipo di modello nella crescita dei figli, oppure perché loro stessi non sono stati educati ad affrontare il conflitto.

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famiglia mina vagante

Tutto un altro discorso dai può affrontare parlando di chi soffre di bulimia e della sua famiglia.

in questo caso il conflitto è spesso elevato, e i genitori spesso sono impegnati a darsi battaglia a discapito dei figli che percepiscono una sostanziale differenza nell’importanza dei membri.

la creatività in questo caso offre una valvola di sfogo dalla tensione famigliare.

Lock down

Questi due modelli famigliari ovviamente non sono applicabili sempre e possono essere visti come degli estremi in cui si può tendere. Negli ultimi anni infatti ho notato quanto non sia necessaria una psicopatologia famigliare, per arrivare a sviluppare un disturbo alimentare durante un lock down.

Emdr e disturbi alimentari

Disturbi alimentari e attaccamento

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Psicologa Ravenna

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maio savarino.francescapsy@gmail.com