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Psicoterapia Emdr

La Dottoressa Francesca Savarino, psicologa e psicoterapeuta esperta, da 20 anni porta avanti percorsi psicologici a Ravenna e Bologna.

In questo sito potete trovare tutte le indicazioni sui percorsi offerti per il trattamento di moltissime problematiche.

Si parla inoltre della Psicoterapia Emdr per ansia, depressione, attacchi di panico, disturbo ossessivo compulsivo, tricotillomania, disturbi alimentari (anoressia, bulimia, binge eating) e obesità, Dismorfofobia, traumi da abuso infantile nell’adulto, elaborazione del lutto, mobbing, bullismo.

Di seguito i link per scoprire di più sulla psicoterapia Emdr e le problematiche trattate.

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Ricordare l’abuso infantile

Ricordare l’abuso infantile

Quando parliamo di abuso infantile dobbiamo riferirci ad un atto, spesso ripetuto nel tempo di carattere violento, verbalmente o fisicamente, di tipo fisico o sessuale. Questo agito, o serie di agiti, capita nell’età più delicata per la formazione della struttura difensiva psichica, cioè in quel lasso di tempo che va da 0 ai 14 anni. Sebbene si possa definire l’ultimo periodo come pre adolescenza è bene comunque considerare gli accadimenti in questa fascia di età come in quella infantile, perché la persona non può essere definita capace di intendere e volere un esperienza di questo tipo in quanto ancora con psiche e cervello in formazione.

Si può ricordare l’abuso infantile?

Certo, in molti casi, specie superati i 4 5 anni l’abuso si ricorda. Dobbiamo però tenere in considerazione l’emozione di vergogna associata all’abuso, specie se esso è di natura sessuale. La vergogna infatti contribuisce alla sopraffazione emotiva della persona durante l’atto e alla conseguente mancata registrazione in memoria. Quando invece nonostante tutto si produce un ricordo, il cervello umano crea immagini sensazioni ed emozioni riferiti ad esso, all’interno di frammenti chiusi, che però di tanto in tanto si fanno sentire arrecando forte disagio emotivo. La persona abusata di solito cerca di tenere lontano il più possibile questo sentire, anche attuando strategie di evitamento molto simili a dei rituali ossessivi. Spesso infatti si evitano determinati argomenti, luoghi, riferimenti intellettuali ecc… che in un qualche modo possano essere connessi all’abuso. Sovente queste strategie portano a mezzi di sedazione emotiva, come l’abuso di cibo, alcool e droghe. L’uso di questi “diversivi”può portare ad una vera e propria dipendenza. Secondo uno studio canadese del 2016 (Esme Fuller-Thomson dell’Università di Toronto) un soggetto su cinque dipendente da droghe o un soggetto su sei dipendente da alcol ha subìto violenze sessuali nell’infanzia. Inoltre, proprio per questa difesa evitante, in persone vittime di abuso sessuale infantile, la sessualità può risultare compromessa e anorgasmica.

Ricordi precoci

Prima dei 4, 5 anni questi circuiti chiusi possono essere ancora più poveri, e considerando il fatto che a quell’età il bambino fa più fatica ad identificare le emozioni correttamente, spesso rimangono delle sensazioni fisiche associate ad immagini che possono turbare moltissimo la persona abusata in quanto fuori contesto e appartenete alla sfera infantile. Questa è la  causa maggiore di inibizione dei genitori nel contatto fisico coi propri figli piccoli. 

La sensazione generale indotta da questi frammenti impliciti di memoria è di disagio nei confronti di sé come persona e del proprio corpo, come se all’interno di sé si nascondesse qualcosa di sporco e silente.

Ricordare l’abuso infantile improvvisamente

A volte, anche se raramente può capitare che una determinata situazione “triggeri” lo sblocco di una memoria implicita. Ciò accade perché quella determinata situazione porta l’individuo a sentirsi come quando è capitato l’abuso o perché ha connesso una caratteristica forte (un particolare odore ad esempio) associata a quella memoria implicita.

Ricordare l’abuso infantile in terapia

Nel percorso terapeutico EMDR con una persona che ha subito abuso infantile, può accadere qualche volta che un frammento mnestico torni a galla. Ma essendo appunto una eventualità nel percorso psicologico è meglio utilizzare l’EMDR su ciò che il paziente porta, cioè le sue sensazioni e i frammenti di ricordo, perché il lavoro si valida lo stesso consentendo alla persona di oltrepassare i ricordi e tutte le emozioni e sensazioni negative ad esso associate e di costruire una cornice alla storia dell’abuso che possa essere inserita nella grande parete della propria narrazione.

EMDR e cura del trauma

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08 Dic 2022

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Psicologa Ravenna
Psicologa a Ravenna e Bologna

Nasco qui, in questa perla strategica della Romagna, rinomata per l’accoglienza, il buon cibo e il mare a portata di bicicletta, e sebbene io abbia cambiato residenza ormai da un decennio, ho sempre mantenuto uno spazio di attività fra i luoghi che conosco e mi hanno vista crescere. -psicologa Ravenna-


Attività psicologiche a Ravenna

Come psicologa a Ravenna ho potuto perfezionare l’attività di sportellò psicologico nelle scuole nei licei: Aristico, Classico, ed economico sociale per 11 anni e presso le sedi comunali, occupandomi sia degli adolescenti che degli adulti che ne richiedevano l’accesso.

Inoltre, come psicologa a Ravenna dal 2002 ho avviato il mio studio professionale, dove affronto le problematiche psicologiche più rilevanti in questo secondo millennio ferito da gravissimi eventi come la guerra e la pandemia.

Mi occupo perciò grazie ad un approccio integrato fra psicoterapia dialettica e tecniche desensibilizzazione dello stress e del trauma (EMDR DBR ecc..)di lenire l’ansia, la depressione il lutto e curare, gli attacchi di panico, i disturbi ossessivo compulsivi, e dei disturbi alimentari, anoressia, bulimia, binge eating. Mi occupo inoltre dai problemi derivanti dal discontrollo degli impulsi come la tricotillomania, onicofagia, prurito psicosomatico e dai disagimpsicologici derivati da malattie invalidanti come la psoriasi e la dermatite atopica. Per quanto riguarda le tematiche più recenti affrontate in psicoterapia, a seguito del lungo periodo di lock down mi trovo sempre più spesso a lavorare con stati di disconnessione e disregolazione emotiva è vero e propri stati dissociativi.

-psicologa Ravenna-

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Psicoterapia a Ravenna e Bologna 08 Dic 2022

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Articoli

Sono Francesca Savarino, psicologa e psicoterapeuta e questi sono gli articoli del mio blog. In questa sezione potrete leggere gli articoli che scrivo e le mie riflessioni sugli aspetti problematici sul piano sociale e psicologico che incontro sia nel lavoro in studio. In questo blog cerco di riflettere sulle problematiche che affronto assieme al cliente osservando l’impatto che gli enormi cambiamenti di questi ultimi decenni hanno avuto sulla nostra vita.

Questo spazio editoriale serve anche per rappresentare le intuizioni e le nuove strategie di cambiamento con cui mi muovo quando affronto con il cliente ciò che per lui è più doloroso. Queste strategie fanno parte di un bacino sempre in mutamento e in sviluppo grazie alle nuove indicazioni terapeutiche supportate anche dal punto di vista scientifico, che mettono al centro della cura psiche e corpo.

Gli articoli di questo blog non rispettano un ordine preciso, se non quello cronologico con cui li ho scritti. Del resto quando ti trovi a lavorare in studio fra un caso e l’altro, tendi a riflettere su una marea di connessioni, a volte sovrapponibili, ma sempre diverse e ricche di sfaccettature. Ecco di seguito l’elenco su cui cliccare per entrare direttamente nell’articolo scelto, e a seguire a rotazione tutti gli articoli.

Psicoterapia a Ravenna e Bologna


Multitasking Vs. Millenials

L’adolescenza e il ritiro sociale: gli Hikikomori

Disagio derivato dal proprio orientamento sessuale

EMDR sul Disturbo Ossessivo

Disturbi alimentari e EMDR

Quando il padre è questo sconosciuto

L’adolescenza e il ritiro sociale: gli Hikikomori

Italiani all’estero”

Depressione femminile

Didattica a distanza (DAD) e ritiro sociale

Bullismo

Disturbi alimentari e attaccamento

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Adolescenti / Adulti / Depressione / Disturbi alimentari / Famiglia

Disturbi alimentari e lock down
Psicologa per la cura dei disturbi alimentari

Sappiamo tutti quanto sia stato pesante il periodo speriamo appena passato caratterizzato dal Covid 19. Sappiamo quanto sia stato devastante sul piano delle perdite, purtroppo però ancora non si sa quanto lo sia stato sul piano psicologico. -disturbi alimentari e lock down-

Stato dell’arte di un problema nel problema

Non c’è stato un monitoraggio completo in Italia, ma esistono un sacco di ricerche all’estero che riportano un aumento di sintomi psicologici a volte fino a più 60% specie se si tratta di depressione.

La Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare stima un aumento dei disturbi alimentari del 40% di nuovi casi, la cui maggioranza ovviamente sarà rappresentata dagli adolescenti.

Comportamenti come improvvisi digiuni o limitazioni dei pasti, abbuffate, vomito, sono spesso purtroppo associati ad autolesionismo. Quest’ultimo è ritornato purtroppo, prepotentemente in auge durante i periodi di isolamento dal mondo, sia fra gli adolescenti, sia fra i giovani adulti.

Esordio dei disturbi alimentari: È assolutamente necessario fare un distinguo.

Voglio provare a semplificare cosa ho osservato in questi due anni. Per prima cosa vi devo dire che non necessariamente il disturbo alimentare ha colpito chi già era predisposto per questo sintomo.

La partenza è stata uguale per tutti: isolamento e assenza di stimolazioni sociali non mediata + immobilità e variazione nell’alimentazione.

La partenza e l’impotenza

Sia per quanto riguarda l’adolescente che l’adulto, spesso la prima parte del lock down ha coinciso con un cambio corporeo, non solo per quanto riguarda il peso ma anche per LA FORMA FISICA. Questo ha portato ha un adattamento psicologico tramite strategie compensatorie: equilibrate, oppure come nell’esordio anoressico, purtroppo NO.

E questa è la versione “facile”.

Si fa per dire perché comunque con lo “scivolamento in anoressia” esiste una sorta di meccanismo autoinstallante che fa sì che a predominare siano solo i pensieri sul cibo.

Poi c”è quella difficile, quando la persona che si avventura nella bolla di isolamento ha già di suo problemi di regolazione emotiva. Male, perché è in quella dannata bolla che scoprirà di potersi perdere ancora più facilmente ed essere preda di tempeste emotive. Il sintomo alimentare sarà per lei la soluzione temporanea, perché tramite digiuno, abbuffata o vomito (o in taluni casi con l’autolesionismo)  avrà l’illusione di tornare a stare meglio.

Psicoterapia con i disturbi alimentari nati in lock down

Sia nel primo che nel secondo caso è necessario un percorso di psicoterapia che usi  psicoeducazione, faccia leva sulle risorse della persona e offra tutte gli strumenti possibili per contrastare il comportamento, inoltre grazie all’emdr si può lavorare sia sull’immagine corporea per aumentare l’integrazione con l’immagine di sè sia per abbassare la pulsione alle abbuffate.

Dismorfofobia: il disturbo dell’immagine corporea

Binge Eating

Bulimia

Anoressia

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Cura della depressione Psicologa Ravenna Bologna Dott. Savarino 08 Apr 2022

Adolescenti / Depressione / Emdr / Famiglia / Trauma

Depressione femminile

Depressione femminile e incapacitá di dire di no.

Mi capita molto spesso lavorando con gli adulti come psicologa a Ravenna e Bologna , di incontrare donne , che arrivano in terapia perché si sono rese conto che la maggior parte delle scelte fatte nella loro vita non sono state libere, ma hanno funzionato da compromesso con i loro sensi di colpa e il loro senso del dovere . Sono donne sfinite dai mille compiti che si sono accollati nella vita e spesso si sentono estremamente sole  di fronte ad essi.

Quando iniziano una terapia spesso sono già mogli, madri e grandemente lavoratrici. Hanno aspettato decenni per iniziare perché in un modo o nell’altro sono sempre riuscite a fare tutto ma è come se un certo evento abbia illuminato il cratere che le separa dalla felicità consapevole. -depressione femminile-

Piccola definizione della felicità

Intendiamoci, non possiamo essere sempre felici, ma possiamo sentirci profondamente in contatto con ciò che ci fa felici, e riuscire a risintonizzarci frequentemente con questa emozione. Perché per natura un emozione è di durata breve.

Il bambino che c’è in noi

Una donna che arriva a mettere in dubbio l’autenticità delle  scelte che ha fatto nella sua vita quasi sempre è stata un genitore dei propri genitori.

Sul piano cognitivo ha funzionato e funziona benissimo, ma sul piano emotivo è come se una parte di lei fosse rimasta a quell’età ribadendo sempre a se stessa ciò che ha imparato: “è necessario   che io accolga i problemi degli altri, anche se poi non ci sarà più spazio”.

Assertività

Quando si cresce con questo diktat solitamente non si fa esperienza con la RABBIA.

ESSA è vissuta come minacciosa. Spesso si pensa che la conseguenza della rabbia sia la distruzione e soprattutto l’abbandono dei propri cari.

Esiste però una forma comunicativa chiamata ASSERTIVITÀ che ti permette di esprimere la rabbia senza ferire nessuno.

Le conseguenze della mancanza di espressione della rabbia.

Quando una persona non può permettersi di esprimere la propria rabbia inevitabilmente la introietta, la rivolge cioè verso se stesso. Questo processo porta frustrazione, bassa autostima e DEPRESSIONE.

Essendo però persone ad alto funzionamento, giungono in terapia lamentando pochi sintomi, spesso somatici,  come ad esempio, reflusso gastroesofageo o sindromi dolorose atopiche più o meno diagnosticate, e problematiche funzionali come l’insonnia.

-depressione femminile-

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Adolescenti / Ansia / Depressione / Famiglia / Trauma

Didattica a distanza (DAD) e ritiro sociale

È lunedì e nel mio studio di psicoterapia per gli adolescenti, hanno appena suonato.

Per tanto accolgo lei alla porta, che mi oltrepassa senza guardarmi e si siede poggiando la testa sulla scrivania. Ha 17 anni ed è già arresa alla vita. Non posso immaginare che cosa le sia capitato, posso fargli solo capire che è evidente per me che la sua giornata è stata terribile.

“Siamo tornati in presenza” mi dice con un filo di voce.

Io correggo la mia espressione immediatamente. Stavo per sorridere a questa notizia è non è giusto, perché lei sta soffrendo. “Ma non è la stessa didattica in presenza che sognava un mese fa? Cosa caspita sta succedendo?” Mi chiedo.

Cerco di capire meglio l’origine di quella disperazione e mi viene in mente il film “le ali della libertà”, dove un ergastolano in attesa della libertà condizionata farà di tutto per restare in carcere. Quelle quattro pareti, quei 12 metri rappresentavano l’unica casa che quell’uomo conoscesse, l’unico confort.

Un principio basilare in psicoterapia, così come nella vita determina che più metti in opera una cosa è più continuerai a metterla in opera. Succede per la sete, succede per la fame, succede per il sesso, succede per ogni tipo di dipendenza e succede anche per il ritiro sociale.

Oggi, a più di un anno di distanza dall’inizio della pandemia siamo passati dall’alienazione nei confronti del apprendimento online all’ansia d’inserimento in classe: Quando si dice il danno e la beffa.

Il primo giorno, dopo mesi in cui l’esposizione del proprio corpo era stata cancellata dalla didattica a distanza poteva essere un giorno felice sulla carta e invece si è rivelato una ennesima prova da sostenere. Ma quel nuovo inizio è stata una vera fustigata all’amor proprio.

Eppure è sano tornare a scuola, lo so per certo.

Passa, mi dico e le dico, “ti abituerai.”.

“No, non mi abituerò. Dopodomani tornerò a studiare da casa, perché siamo al 50 per cento delle presenze.” Ha ragione lei, come può abituarsi se non crea un abitudine. Ci vorrà il doppio del tempo, praticamente ci arriverà quando dovrà di nuovo abbandonare i banchi di scuola, alla fine dell’anno. Nel frattempo cucirò e riparerò gli strappi a cui andrà soggetta la sua autostima sapendo che ad ogni rattoppo ci sarà un altro sbrago con l’incrollabile speranza che sia appena un po’ più piccolo.

Questa non è la storia di una mia paziente, è un insieme di storie così simili da incastrarsi perfettamente in una sorta di puzzle dove per adesso, manca sempre l’ultimo pezzo.

Il Lockdown ha letteralmente rovesciato la scatola fuori dalla finestra e adesso siamo qui io e lei, io e loro, stesi sul pavimento a cercare, nell’incrollabile speranza che quel pezzo non se ne sia volato fuori.

È dell’adolescenza friabile, al limite della rottura che parlo, quella che si rivolge a me perché in preda ad attacchi di panico, a un corpo rifiutatato, a rituali ossessivi, alla depressione.

Io che sono adulta so che arriveranno tempi migliori, perché ho visto in televisione Chernobyl, la caduta del muro di Berlino, la guerra in Kossovo, il terremoto in Irpinia, in Abruzzo e ho sentito con le mie gambe quello Emiliano.

So che l’uomo ha questa meravigliosa capacità di ricostruzione e, a differenza dell’adolescente che vi ho descritto, che per età non riesce a farlo, io non concepisco i miei anni come tutta la mia vita.

So, che fra 20 anni questo sarà solo un pugno di anni disgraziato, che grazie al nostro innato ottimismo mnestico e ai percorsi di psicoterapia, diluirà la sua portata negativa nel tempo, ma oggi siamo ancora tutti stretti in questo pugno.

Ma oggi, se solo potessi mi farei trasparente per accompagnarli di fronte al portone della scuola, per sostenere i loro sguardi, per abbracciarli in mezzo alla folla.

Problemi adolescenziali

Hikikomori: adolescenti in ritiro sociale.

Genitori e adolescenti

La ferita del bullismo e la sua cura.

Adolescenti / Depressione

La ferita del bullismo e la sua cura.

La ferita del bullismo
Dovendo pensare a quale fattore traumatico in adolescenza determini il sintomo più persistente in terapia io penso al bullismo.
Penso a questo fenomeno così citato fra le testate giornalistiche, per prima cosa per la costellazione di sintomi che si porta dietro.

I sintomi del bullismo

Depressione, autolesionismo, disturbi alimentari, dismorfofobia spesso associata alla parte del corpo bersaglio del bullo, abuso di sostanze (per sedare la disregolazione emotiva), esplosioni emotive, tentativi di suicidio: questi sintomi spesso si presentano allacciati gli uni con gli altri suscitando grande preoccupazione da parte dei genitori.

Il bullismo irrompe nella terapia

Quando ti trovi ad avere a che fare con la complicata matassa emotiva con cui i ragazzi ti portano la loro storia, ti rendi conto quanto sia difficile districarla e speri con tutto te stesso di riuscire a dare loro anche un briciolo di serenità all’interno di quella seduta. Il lavoro è lento ma non per questo interminabile, e quasi sicuramente ne rimarrà una cicatrice emotiva. Sarà per il fatto che non parliamo di un solo trauma ma ben si di un trauma ripetuto nel tempo che come una goccia cinese ha scavato nella personalità di chi è vittima del bullismo.

Quando il bullismo colpisce il corpo

Spesso accade che l’oggetto di derisione sia il corpo. In questo caso accade spesso che i genitori assistano inermi a radicali trasformazioni da parte del figlio, con perdite di peso pericolose che creano uno spartiacque fra l’adolescente sfigato e vergognoso e quello nuovo, più figo, che però non sente più niente. Questa nuova versione impeccabile rifiuta la vecchia e con essa tutte le sue emozioni. In terapia quando mi occupo di bullismo mi capita spesso che si parli del passato con grande critica o addirittura ci si rifiuti di parlarne. Questa nuova immagine deve essere conforme a ciò che Instagram detta.

Che cosa può fare un genitore per arginare e prevenire questo rischio?

Per prima cosa bisogna ascoltare e osservare.
È vero che gli adolescenti di default hanno momenti di mutacismo, anche prolungati, ma di tanto in tanto parlano anche loro. Ed è proprio in quegli attimi che si può intervenire in maniera strategica.

Ascoltare

Il “come va?” chiaramente non funziona, per rispondere a questa domanda basta solo una parola da cui l’adolescente si svincola rapidamente. Per tanto dobbiamo allenarci a trovare domande per cui non bastino un paio di sillabe per risposta. A me ad esempio piace molto la formula usata in “wonder” dai genitori durante I momenti di convivialità: “come è stata la tua giornata?”.
“La tua” sottolinea il fatto che ogni giornata ha la stessa importanza per tutti i membri della famiglia ed è fatta della stessa pasta della giornata dei genitori.
Formulare domande in un ottica di non giudizio aiuta a mettere in primo piano il punto di vista del proprio figlio. “ come pensi sia andata? Avrebbe potuto andare meglio? Che cosa l’ha disturbata secondo te?”. Ricordiamoci che ogni scelta da parte dell’adolescente è una parte dell’adolescente stesso, e se critichiamo I suoi amici o I suoi progetti, per quanto possano essere bizzarri, stiamo criticando lui.

Osservare

Per quanto riguarda l’osservazione deve essere rivolta a qualsiasi variazione di comportamento. Dorme? Mangia? Si lava? Questi sono importanti indicatori per quanto riguarda il disturbo dell’umore. Ricordiamoci che se il risultato della nostra osservazione è che c’è qualcosa che non va, vuol dire che è successo qualcosa.
E allora è importante comunicarlo, dirlo che siamo preoccupati. Dare disponibilità al dialogo e chiedere al l’adolescente quale condizione lo aiuterebbe. A volte è proprio lui ad indicare la seduta con uno psicologo.

Genitori e adolescenti

Depressione

Multitasking Vs. Millenials

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